Corpus Christi - Bea Lema, minimum fax

La nuova collana di graphic novel di minimum fax non lascia mai insoddisfatte.
Appena ho visto la cover ho capito che non avevo tra le mani un semplice prodotto grafico, ma qualcosa di decisamente più viscerale e artigianale allo stesso tempo.
Corpus Christi racconta in forma di autofiction la vita dell’autrice e della madre, donna affetta da patologie psichiatriche che sfociano nel delirio religioso.
Una storia a doppio binario che si dipana tra il secondo dopo guerra, l’infanzia e l’adolescenza della madre Adela, e un passato più vicino, rappresentato attraverso gli occhi di Vera, la figlia. I due piani sono nettamente contrapposti tra loro attraverso l’uso del colore - bianco e nero il passato remoto, colori sgargianti il passato prossimo; allo stesso tempo sono legati tra loro dall’utilizzo del ricamo su panni di riciclo per rappresentare alcune delle scene più importanti.
Proprio questo aspetto mi ha subito colpito, l’intrecciarsi dei fili riconnette madre e figlia dai due piani paralleli e distanti a un continuum fatto anche di ruoli rigidi e imposizioni sociali.
Nel corso della narrazione il disagio psichico e la malattia emergono come sintomi di una società violenta e brutale, dove alle donne erano riservati pochi e limitati posti prestabiliti. Il passare del tempo sembra cambiare le cose, si allargano le possibilità ma i ruoli da coprire si moltiplicano senza che vengano raggiunte vere parità di genere.
Questa graphic novel è frutto di un lavoro quasi decennale, certosino e intimo, dove l’autrice ha messo non solo la calma e la pazienza che i lavori di cucito impongono, ma è riuscita a consolidare una narrazione che pone al centro non la malattia ma la persona, sia essa colei che soffre direttamente o indirettamente.
Da leggere e custodire, come le conoscenze tramandate da madre in figlia.


Benedetta