Una volta all’anno, capita di leggere qualcosa che risuona dentro in modo particolare. Sarà la sintassi, l’argomento, le storie raccontate o la voce del narratore.
In questo caso, tutto il romanzo sembra suonare come campane a festa la domenica mattina.
L’opera prima di Meryem El Mehdati è una boccata d’aria fresca in un panorama letterario che cerca costantemente di trovare il rappresentante letterario della generazione Millennial - non me ne vogliano i fan di Sally Rooney.
La precarietà, le difficoltà e il senso dell’umorismo tipico di una generazione - al quale modestamente e con orgoglio appartengo - trova qui un paragone eccellente e a tratti esilarante, una causticità e rassegnazione che solo chi ha vissuto la propria infanzia negli anni Novanta può capire.
Approdando al suo ennesimo stage sottopagato presso la più famosa catena di supermercati delle Canarie, Meryem riesce a raccontare con ironia e tagliente cinismo cosa significhi davvero il termine intersezionalità: la classe, il genere e le radici culturali - nessuno riesce a scrivere correttamente il suo nome nelle mail - tutto questo va a costruire un romanzo che non ho lasciato sul comodino per mezza nottata.
Ringrazio ancora Elena di Blakie Edizioni per aver assecondato la mia voglia di leggerlo senza aspettare il 14 marzo, già dopo le prime pagine di anteprima ero impaziente di leggere tutte le altre.
Sarà il momento storico-economico, sarà la stagione un po’ lugubre come sono la fine dell’inverno sa essere, ma trovare novità editoriali da consigliare sta diventando una corsa a ostacoli. Per fortuna oggi c’è Supersaurio.
Benedetta