Questo romanzo è stato classificato tale e lo abbiamo collocato nel settore della narrativa straniera. Considerato che i criteri di collocazione oltre che essere arbitrari sono anche labili, avrebbe avuto un discreto senso anche metterlo nella narrativa di viaggio o tra i saggi di storia o ancora tra le corrispondenze. Dalla fuga dei genitori sino e oltre alla morte di Ceaușescu, il testo cerca di riassumere in forma sentimentale e volutamente ironica ciò che il popolo ha vissuto quotidianamente, conscio che il “proprietario della Romania” ne fosse consapevole ma obnubilato dal delirio di onnipotenza come tutti i dittatori novecenteschi. Elisabetta
Sebbene l'autore - pseudonimo di Eugène Meiltz - abbia lasciato la Romania da bambino per raggiungere i suoi genitori in Svizzera, la Romania non ha lasciato lui.
I ricordi personali, le impressioni sulla propaganda martellante della nordcoreanizzazione, i commenti sussurrati dai genitori e dagli altri rifugiati politici romeni…tutto convoglia in una lunghissima lettera dove l’autore si rivolge direttamente al dittatore chiamandolo per nome.
Un viaggio nella storia di un paese, di un popolo che nonostante l'ampia cronaca dell'epoca dei fatti, riesce a toccare il cuore.